Come Mirmidoni in cerca di gloria, sei di noi sono partiti: quattro triatleti (Serena, Matteo, Evangelista e Aurelio), le rispettive compagne e le nostre bici, alla volta di Maratona, decisi a conquistare l’Ironman 70.3. Con un piano di viaggio che, all’epoca, sembrava inattaccabile: traghetto da Ancona il 17 ottobre, sbarco a Patrasso, gara il 20 e ritorno il 22. Tuttavia, poco prima dello sbarco, veniamo avvisati che, a causa di uno sciopero di 48 ore dei marittimi greci, il nostro traghetto del 22 è stato soppresso. Senza scomporci, spostiamo rapidamente la partenza al 23 notte, certi che niente più potrà fermare la nostra avventura. Ah, ingenuità olimpica!!!!
Già al nostro sbarco, il Meltemi – il famoso vento greco – ci accoglie con una forza che fa tremare, promettendoci sfide epiche.
La gara inizia bene, con tutti e quattro i triatleti che domano il nuoto secondo le proprie capacità. Ma nella frazione bici, il Meltemi ci mette alla prova: Matteo ed Evangelista, con una grinta degna di Achille, pedalano senza risparmio; Serena ed Aurelio, più prudenti, adottano una strategia difensiva, consapevoli che le energie serviranno alla corsa. E così, tra crampi e qualche sofferenza, arriviamo tutti alla linea del traguardo, più vittoriosi che mai. Matteo lascia alle spalle qualche rimpianto, ma, a conti fatti, abbiamo vinto contro un vento quasi mitologico.
E anche i guerrieri, si sa, meritano un festeggiamento: cibo, risate, tanta birra e brindisi che ci legano come compagni di battaglia.
Ma il nostro viaggio non è ancora finito. Il giorno dopo, Evangelista e Serena, sempre con lo spirito libero, decidono di sfidare di nuovo il Meltemi, stavolta col windsurf! Matteo, Aurelio e rispettive consorti (Ale & Ale), si concedono un tour di Atene, dove la mitologia si respira e, in qualche modo, le nostre gesta sembrano già parte delle sue leggende.
Martedì, con lo sciopero ancora in corso, ci trasferiamo al parco di Schinias, per una giornata di relax tra sole, mare e una grigliata di carne. E il Meltemi, ormai fedele compagno, soffia e ci ricorda quanto siamo ormai “di casa” qui in Grecia.
Arriva finalmente il 23, e dopo una buona mezza giornata di ulteriore relax baciati dal sole greco d’autunno (e altra carne alla griglia!!!), carichiamo le nostre cose e partiamo per Patrasso, pronti a imbarcarci. Ma quando siamo già in strada, ci arriva il messaggio che non vorremmo mai leggere: lo sciopero proseguirà per altre 48 ore e quindi il nostro traghetto è di nuovo annullato! Tra il panico e le risate isteriche, vagliamo ogni opzione: attendere altri giorni, recarci in Albania e cercare di imbarcarci da lì, persino contattare Hermes in persona… alla fine optiamo per la via di terra: un viaggio epico di quasi 2300 km attraverso Macedonia del Nord, Serbia, Croazia, Slovenia e, finalmente, l’Italia.
Evangelista, vero eroe solitario, prende il comando del suo furgone carico di attrezzature senza mai cedere il volante. Aurelio e Matteo si alternano alla guida per il resto del gruppo e Salonicco ci offre una breve sosta in un hotel “di fortuna” – perché anche gli eroi possono permettersi un letto ogni tanto. All’alba, il guardiano dell’hotel ci osserva e, con un sorriso sarcastico, ci chiede se “Ironman 2300 km” lo faremo in bici. Lo lasciamo ridere: dopotutto, stiamo già compiendo la nostra impresa.
Il viaggio prosegue: frontiere superate con fatica, qualche risata per una foto sbiadita sul documento di Matteo (lasciarlo lì? “Quasi quasi…”), ed Evangelista e Serena che, con il loro furgone dall’aspetto “hippy”, si guadagnano un controllo in Serbia e un altro in Croazia. Ma con ogni nuovo confine superato, la sensazione di maratona emotiva ci unisce ancora di più.
Superata Zagabria, svoltiamo verso Fiume, poi attraversiamo la Slovenia ed entriamo finalmente in Italia. E qui, cari lettori, la vera prova ci attende: deviazioni, lavori e nebbia sulla Panoramica tra Bologna e Firenze (la Direttissima era ovviamente chiusa), una sorta di “finale boss” tutto italiano. Ma alla fine, dopo 21 ore di viaggio (e anche un fuso orario!), eccoci a Livorno.
Esausti, divertiti, ci abbracciamo: sappiamo di aver vissuto qualcosa di speciale, un’avventura che non dimenticheremo mai.
Chi, se non triatleti un po’spartani, potrebbe trasformare una gara in Grecia in un’Odissea attraverso i Balcani?
Testo a cura di A.d.S.
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