Era tanto, forse troppo tempo che non correvo con il sensei, mi è tornato tutto in mente, perché lui è il sensei, l’unico ed il vero sensei, nonostante qualche sterile tentativo di imitarlo da parte di qualcuno. Si fa avanti per correre proprio oggi , dopo mesi di bel tempo, caldo, siccità, patana, oggi piove, freddo, disastri ambientali e lui vuole correre, sapeva che senza la sua chiamata io on avrei corso, non sono ancora pronto; ci dobbiamo trovare per la strada lui viene dalla Rosa, io gli vado incontro dalla scopaia e invece appena entro in via dell’onu, dopo 30 secondi che ero uscito da casa vedo un missile che mi sorpassa poi rallenta, si gira e ride, era il sensei che mi aspettava, mi raggiungeva da dietro silenzioso come un ghepardo e mi intimoriva subito con uno scatto fulmineo. Subito noto che al contrario di me, vestito con maglia, felpa, k-way, cappello e guantini di lana, lui era in maglietta a maniche corte. Mi porta in una strada che dopo poche centinaia di metri di asfalto, diventa prima campagna, poi luoghi sperduti, impervi, dove non passa nessuno da anni, ed io arranco, cerco di stargli dietro ed allo stesso tempo di non spaccarmi le caviglie nelle buche e di non fracicarmi troppo nelle pozzanghere quasi impossibili da evitare e lui mi volteggia davanti, leggiadro senza mai far trasparire la minima sofferenza, parlando del più e del meno…mentre io rischio ad ogni passo l’arresto cardiaco. Poi finalmente l’asfalto prima, (avevamo fatto circa 2 km e mi sembrava una maratona), la discesa poi, riprendo fiato, cerco di parlare, di partecipare ad una conversazione che ormai da tempo, nel suo “lento lungo’ e nella mia lotta per la sopravvivenza era diventato un monologo. E dico: sensei corro molto meglio in discesa che in salita, soffro tanto nelle salite, e solo dopo la risposta del sensei mi accorgo di quanto la mia mancanza di ossigeno mi faceva dire cose ovvie, praticamente delle cazzate: tutti corrono meglio in discesa tutti soffrono di più in salita. Preso dal panico cerco di rimediare e dico: si ma io soffro particolarmente nelle salite, più degli altri, porto degli esempi, poi chiedo: cosa posso fare per migliorami nelle salite? Sensei senza esitare risponde: fai tante salite! A questo punto mi ricordo dell’estrema saggezza del sensei decido di non parlare più per tutta la corsa, forse per sempre, di accennare solo risposte brevi, a volte solo col movimento della testa senza proferire parola. Poi ci lasciamo, siamo davanti alla coop della rosa, mi indica il percorso da fare per tornare a casa, si prende cura di me fino all’ultimo, mi dice oggi quando arrivi avrai corso un’ora, arrivo a casa, guardo l’orologio: 60 minuti.
Ave sensei